Anche un lieve stato depressivo aumenta il rischio di mortalità dopo infarto miocardico acuto
Lievi e medi livelli dei sintomi depressivi sono associati ad una ridotta sopravvivenza dopo infarto miocardico acuto (IMA).
I Ricercatori hanno cercato di verificare se i sintomi depressivi, particolarmente quelli molto lievi, sono anch’essi associati ad un aumentato rischio di mortalità dopo IMA.
Sono stati studiati in modo prospettico 285 pazienti con IMA.
La mortalità totale a 4 mesi è stata del 6,7%. La regressione logistica multipla ha rivelato che i predittori indipendenti di mortalità erano l’età inferiore o uguale a 65 anni, la frazione d’eiezione ventricolare sinistra (FEVS) minore del 35%, diabete mellito, e la depressione (disordine dell’umore DSM-IIIR o BDI maggiore o uguale a 10).
Tra i pazienti di età inferiore o uguale a 65 anni, con FEVS < o = 35%, la mortalità a 4 mesi è stata del 12%.
Tuttavia in questo stesso gruppo, i soggetti con depressione al tempo dell’IMA avevano una mortalità a 4 mesi del 50%.
Tra i pazienti di età < o = 65 anni, la mortalità secondo la scala BDI tra 0-3, 4-9, 10 o più, era rispettivamente, 2,5%, 17,1%, 23,3%.
La più alta incidenza di mortalità si è avuta nei pazienti con gravi sintomi depressivi, tuttavia la mortalità è stata anche osservata nei pazienti con sintomi depressivi compresi nella scala BDI 4-9. Sintomi questi il più delle volte non considerati sotto l’aspetto clinico.
Bush DE et al, Am J Cardiol 2001; 5: 337-341
Xagena2001
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